23 aprile 2012
Giorgio Sozzi ci ha lasciati
Il saluto di Cesare Castellani

Ciao Giorgio, 
Ciao per l'ultima volta e non sai quanto mi sia difficile metter giù queste poche righe. Non volevo crederci quando ho saputo della ricaduta della tua malattia. Ci eravamo visti alla festa per i 40 anni del Kodokan, quindici giorni fa. I segni della malattia c'erano ancora, ma anche la voglia di farcela, il conforto degli ultimi esami clinici che erano molto positivi, la gioia di quella festa rimandata per settimane per poter avere a Cremona tutte le autorità federali, Presidente Pellicone in testa a tutti e le autorità della città, con Oreste in prima fila. Avevi lavorato tanto per questo evento importantissimo, per te e per la città, per la sua parte sportiva. Forse ti sei stancato un po' troppo, forse l'emozione, per la prima volta, ti ha travolto, ma c'è almeno la soddisfazione di averlo portato a termine, di aver avuto attorno a te, per l'ultima volta, i compagni di una vita sportiva e non, tutti quelli che hanno viaggiato con te lungo un cammino invidiabile, pieno sicuramente di tanti, enormi sacrifici, ma carico altrettanto di soddisfazioni grandissime. Centinaia di allievi che hanno appreso i segreti della vita, oltre che dello sport, un centinaio di cinture nere che hanno scritto la storia del club, i titoli europei di Ilaria e Marta resteranno per sempre a ricordare chi è stato la guida di tutti.

Me ne accorgo ora. Con te se ne va una parte anche della mia vita. Quasi settant'anni di amicizia non si potranno mai cancellare. Ricordo il mio primo giorno di scuola, in prima elementare, quando la maestra Filippini mi indicò il primo banco, nel quartiere di mezzo, insieme ad un bimbo pieno di ricci e piccolo quanto me. Eravamo i più piccoli, più vivaci, forse i più discoli e qualche scappellotto ce lo siamo preso dalla maestra (allora si usava così, e non rimpiango). In oltre sessant'anni, non credo ci sia mai stato uno screzio. Ci hanno accomunato tante passioni, la fotografia, gli sport da combattimento. Io nello sport ho avuto la vita più facile, ho trovato la strada aperta in famiglia; tu hai scelto una disciplina nuova, quasi sconosciuta allora, quasi da inventare, da vero pioniere, insieme a Franco Capelletti e a qualche altro, e siete arrivati ai vertici internazionali. Siete stati bravissimi. Se il judo italiano è arrivato tanto in alto lo si deve per buona parte a voi, alla vostra passione e alla vostra abnegazione. Ho ammirato e ricorderò per sempre la tua forza e il tuo coraggio (quello, per esempio, di entrare in sala operatoria con la macchina fotografica in mano), la serenità con cui hai affrontato una malattia terribile. l'hai combattuta sino all'ultimo giorno, come fossi ancora volta sul tatami. L'hai persa, ma sei uscito ancora una volta con l'onore delle armi perché è stato l'ultimo atto prodotto dalla tua capacità di insegnare. Io l'ho recepito e con me molti altri, senz'altro tutti coloro che erano all'ultima festa del Kodokan, quella del quarantennale.

Non è retorica se dico che mi mancherai. Mi mancherà la cerimonia del caffè al mattino, quando passavo da Via Corte, mi mancherà il casino del tuo ufficio in cui incredibilmente riuscivi a ritrovare tutto. Mi mancheranno le giornate di Bobbio e le lunghe chiacchierate sui mali dello sport e della società, ma resteranno molte delle cose che ho imparato da te, come il coraggio e la capacità di trattare coi ragazzi, il modo di mandare avanti una palestra e tanti allievi. E' vero che te ne sei andato, in punta di piedi, come avresti voluto. E quasi in palestra, quella palestra che, non devi crucciarti, manderanno avanti Ilaria e Andrea con la stessa tua passione. Giorgio, li ho visti lavorare in questi giorni: stai tranquillo, il tuo Kodokan è in buone mani e lo sarà per molto.

Cesare

kodokancremona.it